Monastero di Santa Maria in Silvis
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L’insediamento di Sesto al Reghena, presso l’omonimo fiume, risulta popolato già in epoca pre-romana, fu in seguito una statio militare quindi conobbe un rilevante sviluppo nel periodo longobardo durante il quale, tra il 730 e il 735, i tre fratelli Erfo, Anto e Marco, figli del duca Pietro del Friuli e provenienti dall’abbazia di Nonantola, fondarono il monastero in una località immersa in un’estesa foresta (dalla quale venne la denominazione in Sylvis). Nonostante la caduta nel 774 del regno longobardo e la successiva ribellione anti-franca del ducato friulano nel 776, l’istituzione conobbe un notevole sviluppo in forza del privilegio rilasciato all’abate Beato proprio da Carlo Magno, che confermò le proprietà monastiche e gli conferì l’esenzione da qualsiasi autorità laica.
Devastata dall’incursione degli ungari nell’899 rinacque tra il 960 e il 965 per iniziativa dell’abate Adalberto II, accrescendo ulteriormente il suo patrimonio e la sua importanza anche grazie alla sua donazione, da parte dell’imperatore Ottone I nel 967, al patriarcato di Aquileia, sotto la cui tutela il cenobio potè effettuare importanti committenze in ambito architettonico e artistico assumendo un rilevante ruolo pure dal punto di vista istituzionale, tanto che nel 1182 l’abate Goffredo ascese alla cattedrale patriarcale.
Nel 1420 passò sotto la dominazione veneta che la affidò in commenda dal 1441, spesso a importanti famiglie veneziane (primo abate commendatario fu Pietro Barbo, poi papa Paolo II). Soppressa la commenda nel 1786, i beni e le proprietà furono messe all’asta. Nel 1818 il cenobio tornò sotto la diocesi di Concordia mentre il titolo abbaziale fu ristabilito dalla Santa Sede nel 1921 e assegnato al parroco pro tempore
ANALISI FORMALE
Al monastero si accede attraverso l’unico torrione rimasto dei sette costruiti nel corso dei secoli nel processo di incastellamento e di fortificazione seguito all’incursione ungara e alla ricostruzione della badia: la struttura, oggi sede della Biblioteca civica, fu restaurata nelle forme attuali nel secolo XV mentre il ponte levatoio originale fu sostituito con l’attuale in pietra nel Settecento. Sulla facciata si ammira un leone di san Marco, pure quattrocentesco, sotto il quale un bassorilievo riporta lo stemma del cardinale Domenico Grimani, abate commendatario nel 1521, replicato nell’affresco di sinistra mentre quello di destra raffigura una croce. Ancora più in basso, infine, è rappresentata l’allegoria del buon governo veneziano.
Nel cortile interno si trova il complesso monastico, costituito dal campanile realizzato probabilmente tra l’XI e il XII secolo, il portale rinascimentale con arco a tutto sesto, il palazzo della cancelleria edificato nei secoli XII-XIII e ora sede della scuola materna, l’antica residenza abbaziale, sede adesso del comune cittadino, sulle cui facciate sono apposti quattro stemmi riguardanti alcuni abati commendatari dei secoli XVII-XVIII, infine l’attuale residenza abbaziale collocata nel margine sud-orientale del monastero, dove un tempo sorgeva una delle torri e costruita nel Settecento.
La chiesa ha conosciuto successivi restauri, l’ultimo in particolare agli inizi del XX secolo. La facciata presenta un portale con affreschi dell’XI-XII secolo e una scala che portava al coro dei monaci (oggi la sala è sede di eventi culturali).
Interamente affrescato è il vestibolo: i dipinti risalgono al 1450 circa e sono opera di Antonio da Firenze e allievi. Sulle pareti rispettivamente di sinistra e di destra sono raffigurati L’Inferno e Il Paradiso, quest’ultimo con al centro L’incoronazione della Vergine, cui la chiesa è dedicata. A destra del vestibolo si entra nella Sala delle Udienze, a sinistra nella Sala Museo dove sono conservati reperti archeologici.
Segue l’atrio romanico, diviso in tre navate, tra i cui affreschi troviamo uno dei più significative esempi de L’incontro tra i tre vivi e i tre morti. L’interno della chiesa, anch’esso con tre navate, transetto e tre absidi, presenta un ricchissimo programma iconografico, eseguito nel secolo XIV da artisti di scuola giottesca: in particolare, a destra della porta è raffigurato Erfo con la madre Piltrude, sulla parete e nell’abside destra scene della vita di san Pietro mentre in basso si ammira la scena simbolica del Lignum Vitae e l’Incendio di Roma; infine nel tiburio episodi della vita di san Benedetto, di san Giovanni Evangelista e della Vergine mentre il semicatino dell’abside centrale ospita L’incoronazione di Maria, sotto la quale sono dipinti la Natività e l’Annuncio ai pastori.
Dal presbiterio si accede alla Sala Capitolare, anch’essa dotata di dipinti, mentre sotto di questo è collocata la cripta, scandita da volte a crociera sostenute da colonne marmoree con due absidi laterali nei quali sono collocati una Annunciazione in marmo d’Aurisina due-trecentesca e una Pietà in pietra arenaria di provenienza austriaca dei primi del XV secolo. Al centro della cripta, infine, vi è l’Urna di sant’Anastasia, costituita da un unico blocco di marmo greco la cui parte superiore è divisa in tre aree, le facce laterali maggiori presentano dieci riquadri con croci fiorite, rosette, fiori e archi, le minori un tondo racchiudente una croce: realizzata probabilmente nel secolo VIII da maestranze cividalesi per una committenza di alto livello, è possibile perciò collocarla alle origini della stessa abbazia.
Recenti campagne di scavo, infine, condotte dietro la prima residenza abbaziale, hanno messo in luce le fondamenta della precedente chiesa, formata da navata unica con abside rivolto verso oriente e due cappelle laterali a pianta quadrata pure absidate. All’esterno vi era inoltre un quadriportico, generalmente interpretabile come segnale di passaggio di un gruppo di religiosi dalla vita eremitica a quella cenobitica.
ROBERTO BELLINI
Información de la localidad
Monastero di Santa Maria in Silvis
Altri monumenti e luoghi da visitare | Giardino all’italiana di Palazzo Burovich Villa Fabris Zanardini |
Eredità naturale | Vari itinerari paesaggistici: informazioni sul sito viedellabbazia-sesto.it |
Ricreazioni storiche | Presepe vivente presso l’abbazia la vigilia di Natale e il pomeriggio di Santo Stefano, durante gli anni pari Rappresentazione Sacra della Passione il Venerdì Santo |
Festival Of Tourist Interest | Festival musicale Sexto’nplugged |
Fiere | |
Ufficio Turistico | Infopoint presso il monastero |
Guide specializzate | No |
Visite guidate | Disponibili le audioguide presso l’infopoint del monastero |
Alloggi | Accoglienza su prenotazione per i gruppi di pellegrini o parrocchiali Vari alberghi e hotel nel borgo |
Ristoranti | Vari punti di ristoro nel borgo |
Mestiere | |
Bibliografia | |
Videos | |
Sito web |
Monumento o luogo da visitare | Monastero di Santa Maria in Silvis |
Stile | Romanico |
Tipo | Architettura monastica |
Epoca | XII secolo con ristrutturazioni Quattro-cinquecentesche |
Stato di conservazione | Buone |
Grado di protezione legale | |
Indirizzo di posta | Piazza Castello, 33079 Sesto al Reghena (Pordenone) |
Coordinate | 45°50′53.82″N 12°48′56.25″E |
Proprietà, dipendenza | Dioocesi di Concordia-Pordenone |
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti | Visita pubblica |
Esigenze di conservazione | Si |
Orari e condizioni di visita | Lunedì-Sabato 9-12 e 15-18 Domenica in mattinata non è concessa la visita durante le celebrazioni religiose Il Museo è chiuso la domenica |
Importo del biglietto | Prenotazione necessaria per i gruppi |
Lavori di ricerca in corso | |
Accessibilità | Buona |
Segnalazione se sei iscritto al percorso | Si |
Bibliografia | - Ernesto Degani, L’abbazia benedettina di Santa Maria di Sesto in Sylvis nella Patria del Friuli, Sesto al Reghena 1994. - L’abbazia di Santa Maria di Sesto fra archeologia e storia, a cura di Andrea Tilatti - Gian Carlo Menis, Pordenone 1999. - L'abbazia di Santa Maria di Sesto al Reghena, a cura di Umberto Trame, Milano 2007. - L’abbazia di Santa Maria di Sesto nell'epoca moderna (secoli XV-XVIII), a cura di Andrea Tilatti, Sesto al Reghena 2012. - Enzo Marigliano, Il punto delle ricerche sulla «Carta donationis atque definitionis» (762) dell’abbazia di Sesto al Reghena, «Atti dell’Accademia ‘San Marco’ di Pordenone», 18 (2016), 689-729. |
Videos | Youtube archeocartafvg.it |
Sito web | abbaziasestoalreghena.it wikipedia.org comune.sesto-al-reghena.pn.it viedellabbazia-sesto.it |
Località | Sesto al Reghena (Pordenone, Friuli-Venezia Giulia) |