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Monastero e basilica di San Pietro in Ciel d’oro

Italia, Pavia (Lombardia)

Monastero e basilica di San Pietro in Ciel d’oro

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Posta lungo la via Francigena e sulle sponde del Ticino, Pavia fu fondata dalle tribù galliche, divenne municipio romano col nome di Ticinum e nel medioevo fu la capitale del regno longobardo e fino al 1024 di quello italico. Qui fu eretta, su un antecedente edificio del secolo VI, la basilica di San Pietro – detta ‘in cielo aureo’ forse per le volte dorate – agli inizi del secolo VIII per iniziativa del re longobardo Liutprando, allo scopo di ospitarvi le reliquie di sant’Agostino, giunte a Cagliari nel 504 e all’epoca minacciate dai pirati saraceni.

Alla chiesa fu annesso, sul lato sinistro, un monastero affidato inizialmente ai monaci colombaniani, che lo abbandonarono dopo il Mille ai benedettini: l’ente ebbe un rapido sviluppo sia patrimoniale, sia culturale grazie alla sua scuola dove studiò Paolo Diacono, sia politico perché re e imperatori vi risiedevano quando dimoravano a Pavia e ne fecero oggetto di ampi privilegi e concessioni, come del resto il papato, che ne stabilì l’immunità dall’ordinario diocesano.

Riformato da san Maiolo nel 987, sede di alcuni importanti concili, la sua chiesa fu riconsacrata nel 1132 da Innocenzo II al termine dei lavori di riedificazione che la interessarono. A seguito dell’assassinio dell’abate a opera di alcuni monaci avvenuto nel 1213, papa  Onorio III vi introdusse i canonici regolari di Santa Croce di Mortara (1221), cui si affiancarono nel 1327 gli agostiniani, che eressero il loro convento nel lato opposto della basilica. La convivenza tra i due ordini dette luogo talvolta a conflitti anche per l’officiatura della chiesa, risolti solo nel 1635: intanto nel 1465 la canonica era passata a commenda e nel 1509 unita ai canonici lateranensi. Questi ultimi furono sostituiti dai francescani nel 1781 mentre gli agostiniani lo furono dai domenicani nel 1785: nel 1796 la chiesa fu profanata dai soldati napoleonici e sconsacrata, nel 1799 entrambi gli ordini furono allontanati e i loro conventi in parte destinati ad altri usi, in parte demoliti, in parte venduti a privati.

Il degrado dell’edificio sacro proseguì fino al 1884, quando fu riscattato e fatto oggetto di importanti lavori di restauro che ne ripristinarono l’aspetto romanico, alterato dagli interventi quattro-cinquecenteschi. Alla riapertura nel 1896 l’officiatura fu nuovamente affidata ai monaci agostiniani, reintrodotti nell’antico convento.

ANALISI FORMALE

Il convento agostiniano è ancora collocato sulla parte sinistra della basilica, il cui ingresso aggetta sulla piazza antistante. Della chiesa longobarda rimangono pochissimi resti, nascosti sotto la ricostruzione romanica terminata intorno al 1132, che gli ha dato l’attuale aspetto a tre navate con transetto, abside e cripta. La facciata è divisa in tre zone da due contrafforti, corrispondenti alle navate interne; nel timpano del portale è effigiato San Michele affiancato da due oranti: queste sculture sono tra le più antiche della basilica e sono datate al 1050-1090.

L’interno è scandito da cinque campate, le prime due della navata sinistra decorate da affreschi cinquecenteschi. Le absidi delle navate sono decorate, il catino di quella centrale con un affresco di Ponziano Loverini (1900) che riprende un antico mosaico, distrutto nel 1796. All’incrocio tra la navata centrale e il transetto si eleva la cupola ottagonale chiusa esternamente dal tiburio.

Nel transetto settentrionale si trova un piccolo portale tramite il quale si accede a un ridotto ambiente, originariamente destinato ad accogliere le reliquie di sant’Agostino e degli altri santi. Dalla navata sinistra si entra nella Sacrestia Nuova, ampio ambiente rettangolare in stile rinascimentale con volte affrescate.

Nel presbiterio, prima del coro, si trova l’Arca di sant’Agostino, un capolavoro marmoreo del 1362 scolpito da maestri campionesi: l’opera, in stile gotico, è divisa in tre fasce e decorata da più di 150 statue, che raffigurano angeli, santi e vescovi, e da formelle con la vita del santo. Il manufatto custodisce la Cassetta reliquiario di sant’Agostino, di oreficeria longobarda con alcuni elementi che segnano il passaggio a modelli di derivazione bizantina e paleocristiana, donata al monastero dal re Liutprando attorno al 725.

La cripta, parzialmente ricostruita durante i restauri ottocenteschi sulle tracce esistenti, occupa lo spazio del presbiterio e del coro ed è collegata alla navata principale e alle due laterali da quattro scale: chiusa ad est da un’abside e articolata in cinque navate divise da ventiquattro colonne, ospita in un’urna di stile ravennate le spoglie di Severino Boezio, secondo la tradizione messo a morte presso il luogo ove sorse la chiesa paleocristiana. Sulla parete di fondo è sito un antico pozzo, del quale si narravano le proprietà curative, già attestato nel secolo XII e ripristinato con i restauri ottocenteschi.

Nella chiesa sono, infine, presenti altre sepolture, in particolare quelle di Liutprando e del padre Ansprando – tuttavia le indagini condotte sui resti ossei non permettono di verificarne l’effettiva identità – del condottiero Facino Cane e di Ricard de la Pole, ultimo discendente della casata degli York morto durante la battaglia di Pavia del 1525.

ROBERTO BELLINI

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Información de la localidad

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Monumento o luogo da visitareMonastero e basilica di San Pietro in Ciel d’oro
StileRomanico
TipoArchitettura monastica
EpocaXII-XV secolo
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legaleBasilica minore della Santa Sede
Indirizzo di postaPiazza San Pietro in Ciel d’oro 2, 27100 Pavia
Coordinate45°11′28.6″N 9°09′17.8″E
Proprietà, dipendenzaOrdine di Sant’Agostino di Pavia
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica
Esigenze di conservazione
Orari e condizioni di visita
Tutti i giorni
8.30-12, 15.30-19.30
Importo del biglietto
Gratuito
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàBuona
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Bibliografia
- Faustino Gianani, La basilica di S. Pietro in Ciel d’oro nella storia e nell’arte, Pavia 1965.

- M. Di Giovanni, S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, in Monasteri benedettini in Lombardia, a cura di Giorgio Picasso, Milano 1980, pp. 211-221.

- Sharon Dale, A house divided: San Pietro in Ciel d’Oro in Pavia and the politics of pope John XXII, «Journal of medieval history», 27, 2001, pp. 55-77.

- Maria Teresa Mazzilli Savini, San Pietro in Ciel d’oro, Pavia 2014.
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LocalitàPavia (Lombardia)