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Monastero e chiesa di Santa Sofia di Benevento

Italia, Benevento (Campania)

Monastero e chiesa di Santa Sofia di Benevento

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Sita nell’entroterra appenninico della Campania in una posizione strategicamente rilevante e dalle buone condizioni ambientali, l’area in cui sorge la città di Benevento risulta popolata fin dall’epoca neolitica, assumendo aspetto più organizzato con i sanniti a partire dal secolo IV a.C. e soprattutto con l’insediamento della colonia romana nel 268 a.C.

Sede vescovile nel IV-V secolo, divenne il capoluogo del ducato longobardo omonimo attorno al 571 e si deve propria al duca Arechi II l’origine del monastero, ispirandosi alla tradizione regia – venuta meno con la caduta di Desiderio nel 774, che portò lo stesso Arechi ad assumere il titolo di princeps proponendosi così quale suo ideale erede – della fondazione di cenobi femminili e della traslazione di reliquie, nel contesto di un progetto politico, familiare e devozionale fluido, che ridimensiona lo statuto di ‘tempio nazionale longobardo’ attribuito per molto tempo dalla storiografia al complesso beneventano. L’abbazia, infatti, fu portata a termine nel 774 in stretto rapporto con la chiesa, la cui edificazione fu avviata ma non completata dal duca Gisulfo II con l’obiettivo di riaffermare l’autorità ducale, progetto che Arechi riprese e portò a termine tra il 758 e il 762.

All’interno dell’edificio sacro egli fece traslare numerose reliquie, tra cui quelle dei ‘dodici fratelli’ e di san Mercurio (760-768), mentre secondo una tradizione di problematico accertamento pose alla guida del monastero sua sorella. Riccamente dotato, l’ente fu sottoposto all’autorità di Montecassino, tuttavia questa si esercitò effettivamente solo con l’esaurirsi della dinastia arechiana (817) per venire meno a partire dagli anni Quaranta del secolo X, quando subentrò una comunità di monaci, e compiutamente tra questo secolo e il XII anche grazie ai numerosi privilegi rilasciati al cenobio dagli imperatori tedeschi e dai pontefici. Il monastero, nel cui scriptorium venne messa a punto la scrittura beneventana, raggiunse l’apogeo nel secolo XIII, avviando nel successivo la sua crisi: nel 1455 fu trasferito ai canonici benedettini e affidato in commenda, durante la quale nel 1595 subentrarono i canonici regolari della congregazione del Ss. Salvatore, che la ressero fino alla loro soppressione (1806).

Dal 1827, con la morte dell’ultimo abate commendatario Fabrizio Ruffo, il complesso fu assegnato ai gesuiti e dal 1837 ai Fratelli delle Scuole Cristiane fino alla loro soppressione del 1866, a seguito della quale il monastero fu trasferito al municipio di Benevento. Nel 1928 esso divenne sede del Museo del Sannio e la chiesa fu elevata a rettoria. Nel 2011 tutto il complesso è stato inserito nella World Heritage List dell’Unesco all’interno del sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.).

ANALISI FORMALE

La chiesa subì gravi danni nei terremoti del 1688 e del 1702, a seguito dei quali fu oggetto di un pesante intervento di restauro che ne trasformarono l’originale pianta stellare in circolare e modificarono altri elementi secondo il gusto barocco. Nel 1947-1960 un nuovo intervento ne ripristinò l’aspetto originale tranne la facciata, nella quale il portale è tuttavia in stile romanico (frutto di un primo intervento medievale, cui si deve anche la costruzione del primo campanile) con una lunetta del secolo XII-XIII, originariamente collocata nel protiro antistante la chiesa e il cui bassorilievo illustra Cristo in Trono tra la Vergine, san Mercurio e un abate inginocchiato. Al centro dell’edificio sei colonne disegnano un esagono e tramite archi sostengono la cupola, attorno a esse vi sono altri dieci pilastri che danno luogo a singolari giochi prospettici. Particolare è anche la forma delle pareti, circolare nei tre absidi, stellare invece nella parte centrale e anteriore, con rinvii, nel complesso, sia a modelli longobardi sia bizantini. Degli affreschi originali, prodotti dalla Scuola di miniatura beneventana tra fine VIII-inizio IX secolo e pressoché distrutti dal rifacimento settecentesco, rimangono solo quattro frammenti relativi a episodi iniziali del Vangelo di Luca. Altri affreschi, di epoca posteriore, sono presenti nell’abside destro mentre sotto l’altare della cappella destra sono attualmente collocate le reliquie di Mercurio.

Il monastero fu pure distrutto dal terremoto del 986 e riedificato nelle forme attuali dall’abate Giovanni IV tra il 1142 e il 1176. La parte più importante è il chiostro, di fattura romanico-campana con influssi arabi, a pianta quadrangolare con 15 quadrifore e una trifora. Le sue aperture sono adornate da 47 colonne i cui capitelli e pulvini presentano raffigurazione molto variegate e originali. All’ingresso sono visibili tre sequenze opera di tre monaci artisti denominati Maestri dei Mesi, dei Draghi e della Cavalcata degli Elefanti; al centro del giardino un capitello incavato funge da pozzo mentre le stanze dei monaci, oggetto di numerosi restauri, sono collocate nella terrazza del piano superiore. Sede del Museo del Sannio, ospita reperti archeologici, collezioni di stampe, monete e armi, una pinacoteca con opere del Cinque-Settecento.

Il campanile fu edificato dall’abate Gregorio II tra il 1038 e il 1056 in stile romanico, come si legge in un’epigrafe posta oggi sulla parete occidentale, e proteggeva il sepolcro di Arechi II. Crollato nel terremoto del 1688, fu ricostruito in diversa posizione nel 1703: al suo interno un’altra epigrafe ricorda l’evento. Nel secolo XX vi furono aggiunte sulle mura due mappe riproducenti il Sannio antico e il ducato di Benevento e cinque stemmi, che ricordano le successive dominazioni succedutesi in città.

ROBERTO BELLINI

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Información de la localidad

Monastero e chiesa di Santa Sofia di Benevento
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Eredità naturaleVilla comunale
Ricreazioni storicheInformazioni sulle iniziative culturali sul sito cittaspettacolo.it
Festival Of Tourist Interest
Fiere
Ufficio TuristicoNo
Guide specializzateNo
Visite guidateNo
AlloggiNumerosi alberghi in città
RistorantiNumerosi centri di ristoro in città
Mestiere
Bibliografia
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Sito web
Monumento o luogo da visitareMonastero e chiesa di Santa Sofia di Benevento
StileRomanico e barocco
TipoArchitettura monastica
EpocaXII secolo, in gran parte restaurato nel XX secolo dopo la ricostruzione barocca settecentesca
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legalePatrimonio mondiale dell’umanità (2011)
Indirizzo di postaPiazza Santa Sofia, 82100 Benevento
Coordinate41°07′50.21″N 14°46′52.65″E
Proprietà, dipendenzaFondo Edifici di Culto (la chiesa)
Amministrazione provinciale di Benevento (il monastero)
Comune di Benevento (il campanile)
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica
Esigenze di conservazione
Orari e condizioni di visita
Chiesa: 8-12 e 16.30-20
Museo: martedì-domenica 9-19
Importo del biglietto
Ingresso libero nella chiesa
Museo: 4 euro un giorno, 6 euro due giorni
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàBuona
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Si
Bibliografia
- François-Charles Uginet, La vie à l’abbaye de Sainte-Sophie de Bénévent dans la première moitié du XIV s., «Mélange d’archéologie et d’histoire», 80 (1968), 681-704.
- Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L’immagine urbana, Napoli 1986, ad indicem.
- Paola Massa, L’archivio dell’abbazia di Santa Sofia di Benevento, «Archiv für Diplomatik», 62 (2016), 433-466.
- Maria Cristina Rossi, La decorazione scultorea nei chiostri dell’Italia meridionale come veicolo di riflessione. Il caso del chiostro di Santa Sofia a Benevento, «Hortus artium medievalium», 23/1 (2017), 309-317.
- Giulia Zornetta, Il monastero femminile di Santa Sofia di Benevento. Ambizioni e limiti di un progetto politico e familiare nell’Italia meridionale longobarda (secoli VIII-IX), «Reti medievali Rivista», 20/1 (2019), 541-566 (http://rivista.retimedievali.it>).
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