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San Paolo Fuori Le Mura

Roma (Lazio)

San Paolo Fuori Le Mura

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L’area in cui sorge l’edificio si trova lungo la via Ostiense, fuori dalle mura Aureliane (da cui il suo nome), all’epoca della fondazione presso l’argine del Tevere dove esisteva un’area portuale attiva tra I secolo a.C.-II d.C. In prossimità sorgeva un’ampia villa romana e un vasto cimitero a cielo aperto utilizzato fino alla tarda antichità. Secondo una consolidata tradizione cristiana qui sarebbe stato sepolto Paolo di Tarso, per intervento della matrona Lucina, dopo essere stato decapitato nella località nota come Acque Salvie, oggi Tre Fontane. Sin dal secolo I, perciò, la località divenne luogo di pellegrinaggio fino a che l’imperatore Costantino I vi creò una piccola basilica, consacrata da papa Silvestro I nel 324: l’edificio risultò nel tempo inadeguato per la folla dei pellegrini e fu perciò riedificato durante il regno di Teodosio I, Graziano e Valentiniano II, assumendo la struttura rimasta sostanzialmente intatta fino al disastroso incendio del 1823. Ulteriori interventi seguirono a opera di Galla Placidia e di Leone Magno, quindi nel corso dei successivi secoli medievali e in età moderna.

Della presenza monastica presso San Paolo si hanno le prime testimonianze al tempo di Gregorio Magno, autore di importanti interventi nella basilica, che menziona un cenobio femminile intitolato a Santo Stefano cui seguì un’abbazia maschile dedicata a San Cesario. Andando codesta in rovina, papa Gregorio II (715-731) la fece restaurare e unire a Santo Stefano, dando vita al Monasterium Ss. Stephani et Caesarii ad S. Paulam ma ben presto, crescendo l’importanza della comunità benedettina maschile, a questa fu affidata la gestione della basilica. Saccheggiata dai saraceni nell’846, papa Giovanni VIII racchiuse il complesso entro mura fortificate dando così vita a un vero e proprio borgo, del quale non restano oggi testimonianze archeologiche. Fatto oggetto di importanti doni – tra i quali la Bibbia carolina di Carlo il Calvo ancora conservata nell’abbazia – il monastero fu riformato nel secolo X dai cluniacensi, assumendo la titolatura attuale, e nel secolo XI per incarico di Leone IX da Ildebrando di Soana, che continuò a interessarsene anche dopo la sua elezione a papa, sottraendo il suo vasto patrimonio agli ordinari diocesani: fu invece Innocenzo III a concedere agli abati l’uso delle insegne e dei diritti episcopali.

Proprio nei secoli del pieno medioevo il monastero conobbe una grande fioritura artistica, seguita poi da una nuova decadenza dalla quale uscì entrando a fare parte della congregazione di Santa Giustina nella prima metà del Quattrocento. Le soppressioni decretate dal governo italiano nel 1866 e nel 1870 colpirono anche San Paolo, la cui ripresa economica e spirituale si avviò alla fine del secolo XIX grazie ad alcune figure di grande rilievo, quali il futuro arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster e il beato Placido Riccardi. Con i Patti Lateranensi del 1929 l’abbazia e la basilica ottennero l’extraterritorialità, nei decenni successivi la funzione episcopale dell’abate è stata progressivamente ridotta e definitivamente estinta nel 2005, mantenendo ai monaci solo la cura pastorale della basilica sotto la giurisdizione ordinaria di un arciprete di nomina pontificia.

ANALISI FORMALE

Il chiostro del monastero si trova esternamente alla basilica, collocato sulla parte destra a livello del transetto: fu realizzato in stile romanico-cosmatesco da Pietro Vasselletto e completato dal figlio Iacopo tra il 1220 e il 1236. Durante i lavori di scavo compiuti nel 2008-2009 è emersa un’area archeologica nell’orto dell’abbazia con resti, tra l’altro, del tardoantico porticus sancti Pauli, che dalla città portava al sepolcro di Paolo, e del cenobio femminile di Santo Stefano. La zona fa parte del settore espositivo che comprende, tra l’altro, il Museo lapidario e la pinacoteca.

L’evento centrale della chiesa è il gravissimo incendio che la devastò nel 1823, a seguito del quale rimasero intatte poche strutture: in particolare, andò irrimediabilmente distrutto il ciclo di affreschi della navata centrale e fu abbattuto il campanile trecentesco. La ricostruzione fu avviata da Leone XII e realizzata in massima parte dall’architetto Luigi Poletti (anche se i lavori si protrassero fino al 1928), rispettando fedelmente le forme dell’edificio costantiniano. Secondo per grandezza delle quattro basiliche patriarcali romane, è preceduto da un quadriportico edificato tra il 1890 e il 1928, con un cortile al cui centro c’è la statua di san Paolo. La facciata sopra il colonnato è decorata con dei mosaici ispirati, per quanto possibile, a quello originale del X secolo, articolati in tre fasce che raffigurano i quattro profeti dell’Antico Testamento, l’Agnus Dei con i fiumi del Paradiso e il Cristo benedicente tra san Paolo e san Pietro. Nel nartece in marmi policromi vi sono i cinque portali mediante i quali si accede alla basilica: importante è quello di destra perché risale al secolo XI, diviso in 54 pannelli con incise scene di vita di Gesù e degli apostoli. Alle spalle dell’abside si eleva la torre campanaria in stile neoclassico, realizzata dal Poletti nel 1860 in cinque ordini, che ospita sette campane la più grande delle quali è la famosa Pierpaola.

L’interno è a croce latina, articolato in cinque navate separate da quattro file di 20 colonne, con pareti e pavimento in marmi policromi. Nella fascia immediatamente sopra gli archi che dividono le navate si ammirano i tondi contenenti i ritratti di tutti i pontefici, in mosaico a sfondo d’oro mentre prima dell’incendio erano dipinti (alcuni sopravvissuti sono conservati della Raccolta De Rossi del monastero). Nella parte alta della navata centrale e del transetto sono presenti 36 affreschi che raffigurano episodi della vita di Paolo, voluti come i tondi da Pio IX. L’arco trionfale che separa il transetto dalla navata centrale è detto di Galla Placidia, la quale ne fu la committente: il suo mosaico, staccato e sottoposto a restauro dopo l’incendio, vede al centro il Cristo Pantocrator ai cui lati sono i simboli degli evangelisti, più in basso i 24 vegliardi dell’Apocalisse divisi in due gruppi per lato, infine ancora sotto su sfondo blu Pietro e Paolo. Il transetto è decorato in alto con affreschi relativi alla vita di Paolo, cui è dedicato uno dei due altari, l’altro invece alla Vergine. Completano la struttura quattro cappelle affrescate, la seconda scampata all’incendio e dedicata al Santissimo Sacramento. In prossimità della quarta cappella di destra è sita la Sala del Martirologio, o oratorio di San Giuliano, in cui si trovano lacerti di affreschi del XII-XIII secolo raffiguranti molti santi venerati nell’antico monastero abbaziale, tra i quali Cesario e Stefano.

Sotto l’arco trionfale è collocato il ciborio, opera di Arnolfo da Cambio su committenza dell’abate Bartolomeo (1285), costituito da un’edicola gotica sorretta da quattro colonne corinzie con statue agli angoli di san Paolo, san Benedetto, san Pietro e san Timoteo. Nelle vicinanze si ammira il candelabro pasquale realizzato nel 1170 Pietro Vasselletto e Nicolò D’Angelo, con scene della vita di Cristo. Davanti altare maggiore c’è la Confessione la cui apertura quadrangolare permette di vedere sia il sarcofago dell’apostolo Paolo sia l’abside della basilica costantiniana, che aveva orientamento inverso rispetto all’attuale. Quest’ultimo è una delle strutture meno danneggiate dall’incendio: al centro si trova la cattedra papale mentre il catino è decorato a mosaico realizzato durante il papato di Onorio III (1216-1227) da maestranze veneziane, attive anche a San Marco. A dominare è la figura del Redentore in trono con i quattro Vangeli, ai lati i santi Pietro e Paolo affiancati da Andrea e Luca, ai piedi Onorio III. Nella fascia inferiore è raffigurata la Croce affiancata da due angeli: ai due lati appaiono dieci dei dodici apostoli e ai suoi piedi papa Niccolò III, abate del monastero, il monaco Ardinolfo e i Cinque Santi Innocenti, qui venerati fino alla loro traslazione in Santa Maria Maggiore.

ROBERTO BELLINI

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Información de la localidad

San Paolo Fuori Le Mura (Roma, Lazio)
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Ufficio TuristicoIn Roma
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AlloggiNumerosi hotel e alberghi in città
RistorantiPunto di ristoro nella basilica (orario 8-19)
Numerosi ristoranti in città.
MestiereSpezieria monastica (orari sul sito dell’abbazia)
Bibliografia
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Sito web
Monumento o luogo da visitareMonastero e basilica di San Paolo fuori le Mura
StilePaleocristiana
TipoArchitettura monastica
EpocaIV secolo (riedificata con aggiunte nel secolo XIX-XX)
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legalePatrimonio dell’umanità UNESCO (1980)
Indirizzo di postaAbbazia: via Ostiense 186, 00146 Roma
Basilica: piazzale San Paolo 1, 00146 Roma
Coordinate41°51′31″N 12°28′38″E
Proprietà, dipendenzaArcibasilica papale extraterritoriale
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica, visita guidata per gruppi e in certi periodi dell’anno al giardino monastico (prenotazione sul sito dell’abbazia)
Esigenze di conservazione
No
Orari e condizioni di visita
Abbazia
Lunedì-sabato 8.30-19
Basilica
tutti i giorni 7-18.30
Importo del biglietto
Ingresso libero alla basilica
Ingresso al chiostro: 4 euro (ridotto 3 euro)
Quota di partecipazione per la visita al giardino
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàBuona
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Si
Bibliografia
- Giuliana Massimo, Gli affreschi della basilica di S. Paolo fuori le mura: studi e proposte, «Benedictina», 48 (2001), pp. 197-237.
 - Fabio Sebastianelli, L’incendio della basilica di San Paolo fuori le mura, «Roma moderna e contemporanea», 12 (2004), pp. 539-566.
- Rosamond McKitterick, Narrative strategies in the «Liber pontificalis». St Paul, ‘doctor mundi, doctor gentium’ and San Paolo fuori le mura, «Rivista di storia del cristianesimo», 10 (2013), pp. 115-130.
- Nicola Maria Camerlenghi, St. Paul’s outside the Walls: a roman basilica, from antiquity to the modern era, Cambridge 2018.
- Luca Ceriotti, Contributo alla cronologia abbaziale dei monasteri cassinesi (1419-1810), Parma 2019, pp. 66-72.
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