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San Pietro Al Monte

Civate (Lecco, Lombardia)

San Pietro Al Monte

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Il monastero sorge nella Valle dell’Oro, a un’altezza di 662 metri su un piano erboso posto lungo le pendici del monte Cornizzolo, ove codeste si incontrano con quelle del monte Rai. Secondo la tradizione fu eretto dall’ultimo re longobardo Desiderio nel 722, in ringraziamento per la guarigione del figlio Adelchi grazie alle acque di una fonte che ancora oggi nasce nei pressi della chiesa: in effetti, ad accreditare comunque un’origine alto medievale vi sono i resti di una torre, di alcune cappelle, di colonne e murature databili tra il V e l’VIII secolo.

Il primo documento risale al secolo IX e attesta la presenza di 35 monaci benedettini, collegati al cenobio svizzero di Pfäfers e governati dall’abate Leutgario. La struttura iniziale fu probabilmente edificata tra i secoli VIII-IX: di essa una preziosa testimonianza ci è offerta dalla cripta antica, oggi visitabile dopo anni di lavori e indagini, costituita da un ambiente quadrangolare di cui si conservano i muri perimetrali, alcuni pilastri e un’area rialzata che probabilmente costituiva il presbiterio, mentre dalla parte opposta due ripide scale consentivano l’accesso ai visitatori delle reliquie presumibilmente qui conservate.

L’edificio conobbe poi un importante ampliamento – col capovolgimento dell’asse est-ovest della chiesa e la sua seguente decorazione – per iniziativa dell’arcivescovo di Milano Arnolfo III, che vi risiedette negli ultimi anni della sua vita e vi volle essere sepolto nel 1097. Schieratosi dalla parte dell’imperatore Federico I Barbarossa, il cenobio fu distrutto per vendetta dal comune di Milano e così abbandonato dalla comunità benedettina, che si trasferì a valle lasciandovi per la custodia solo pochi monaci votatisi alla vita eremitica. La decadenza si avviò dopo il secolo XIII: nel 1484 l’abbazia fu affidata in commenda ma fu proprio l’abate commendatario Nicolò Sfondrati nel 1556 a introdurvi i monaci olivetani, che lo riportarono alla vita religiosa e lo governarono fino alla soppressione napoleonica del 1798, nel periodo della Repubblica Cisalpina.

Alla fine dell’Ottocento fu demolito il campanile esterno alla chiesa perché pericolante ma proprio in quel periodo si avviò la ripresa dell’edificio grazie all’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, che inviò qui mons. Barelli con il compito di studiarlo e restaurarlo.

ANALISI FORMALE

Al sito si può arrivare solo a piedi, percorrendo o un’agevole mulattiera o un suggestivo sentiero che attraversa il bosco, in ambedue i casi partendo dalla frazione Pozzo del comune di Civate. L’attuale complesso è costituito da tre edifici: la chiesa di San Pietro, l’oratorio di San Benedetto e i resti del monastero, che risalgono alla ristrutturazione settecentesca. Ad accogliere il visitatore vi sono due portali in pietra con inciso il motto benedettino Ora et labora.

La chiesa si caratterizza per la sua peculiare planimetria, conseguenza, come si è detto, dell’inversione del suo asse, la quale ha comportato la costruzione di una nuova abside a est che, a sua volta, ha trasformato quella originaria a ovest nell’entrata: in tale maniera l’edificio presenta oggi due absidi alle estremità della navata unica. Vi si accede mediante una scalinata che sfocia su un atrio semicircolare illuminato da bifore e strutturato su due livelli, uno al piano della chiesa, l’altro a quello della cripta. All’ingresso si trova l’abside orientale con il pronao costruito tutt’intorno, sulla cui porta è affrescata la Traditio Legis et Clavis di Cristo rispettivamente a Paolo e Pietro. La navata è introdotta da un endonartece diviso in un corridoio e due absidiole laterali: nella lunetta sopra la porta d’ingresso si ammira il Seno di Abramo, sulle due pareti del corridoio sono raffigurati i santi papi Marcello e Gregorio Magno mentre nella volta centrale si trova la Gerusalemme celeste, con al centro il Cristo assiso sul globo, ai suoi piedi l’Agnello mistico sotto il quale sgorga un fiume diviso in quattro rami mentre tutto intorno, nelle mura della città, si aprono complessivamente dodici porte dalle quali si affacciano teste di angeli. La scena continua idealmente nella volta successiva ove trova posto la personificazione dei fiumi celesti mentre le due transenne, che dividono il pronao dalle absidiole, presentano stucchi con un grifone e una chimera, simboli del male messi in fuga dalla Chiesa. Le absidiole, infine, sono decorate rispettivamente con le gerarchie degli angeli e degli eletti.

La chiesa all’interno si presenta come un’aula rettangolare. Nell’abside occidentale è collocato l’altare sormontato da un ciborio decorato a stucchi, che riportano scene tratte dai Vangeli: Cristo crocifisso tra Maria e san Giovanni, la Resurrezione, Cristo in trono tra Pietro e Paolo e Cristo Pantocrator; sopra i capitelli si ammirano i simboli degli evangelisti mentre l’interno della cupola è affrescata con l’Agnello e i santi. Al di sopra delle tre arcate del nartece è dipinta la maestosa Visione dell’Apocalisse – secondo il racconto del capitolo 12 – dominata centralmente dalla figura di Cristo in maestà circondato da san Michele e dagli angeli che trafiggono il dragone, la cui figura si distende lungo tutta la scena e che minaccia di divorare il figlio maschio appena partorito dalla «donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi», subito traslato verso il trono divino. La scena è completata da figure di beati e dannati di complessa lettura simbolica. Alla cripta si accede tramite una scala sul lato sud con spalletta decorata a stucco: si tratta di tre lastre con rilievi i quali rappresentano immagini di animali che alludono, simbolicamente, al percorso di salvezza dell’uomo. La struttura di questa parte della chiesa è in tre navate divise da due file di colonne e le sue decorazioni riguardano soprattutto la Vergine: alla fine della navata centrale, sopra l’altare in muratura, vi sono tre stucchi con la Dormitio Virginis, la Presentazione di Gesù al tempio e una Crocifissione. Degli affreschi sopravvissuti si segnala in particolare una sant’Agnese che regge una fiaccola, cui è appeso un contenitore di olio con probabile, perciò, rinvio alla parabola delle vergini sagge e delle vergini folli.

È proprio l’apparato decorativo dell’edificio – uno degli esempi più rilevanti dell’arte romanica lombarda – a costituire la componente di maggior rilievo appunto per la sua ricchezza e per la sua complessità simbolica, sia negli affreschi che negli stucchi, simbologia che lascia intendere la sua ideazione da parte di «una mente … di altissima preparazione teologica». L’esecuzione è in generale fatta risalire tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo e, benché tra gli studiosi non si sia raggiunto un pieno accordo in proposito, si sono rilevate le presenze di più artisti all’opera.

L’oratorio di San Benedetto faceva parte forse del cenobio benedettino ma probabilmente non svolse mai funzioni battesimali, bensì solamente oratoriali o funerarie. È datato al tardo secolo XI, ha una struttura in tre absidi – delle quali la meridionale presumibilmente è stata oggetto di rimaneggiamenti – con un avancorpo a pianta quadrata. Al suo interno, sui tre lati dell’originario altare medievale in muratura, si trovano tre affreschi riferibili al secolo XI, che rappresentano San Benedetto che regge un libro, sant’Andrea e il Cristo benedicente con la Madonna e il Battista.

ROBERTO BELLINI

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Información de la localidad

San Pietro Al Monte (Civate, Lombardia)
Altri monumenti e luoghi da visitareBuco nella sabbia, Chiesa di San Calocero, Chiesa parrocchiale di San Vito, Casa del pellegrino, Chiesa dei Santi Nazaro e Celso
Eredità naturaleMonte Cornizzolo
Ricreazioni storiche
Festival Of Tourist InterestFesta di San Vito (16-18 giugno)
Fiere
Ufficio TuristicoNo
Guide specializzateNo
Visite guidatePrenotazioni sul sito
amicidisanpietro.it
Alloggi5 hotel a Civate
RistorantiVari ristoranti a Civate.
Mestiere
Bibliografia
Videos
Sito web
Monumento o luogo da visitareMonastero di San Pietro al Monte
StileRomanico
TipoArchitettura monastica
EpocaXI-XII secolo
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legaleTentative list UNESCO (2016)
Indirizzo di postaVia privata del Pozzo, 23862 Civate (Lecco) a circa 2,5 km dall’abitato
Coordinate45°50′05.15″N 9°19′09″E
Proprietà, dipendenzaParrocchia di Civate
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica
Esigenze di conservazione
No
Orari e condizioni di visita
Visita solo su prenotazione
Orari e condizioni sul sito
amicidisanpietro.it
Importo del biglietto
Offerta libera
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàAl complesso si può giungere solo a piedi (percorso di circa un’ora in montagna)
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Si
Bibliografia
- Vincenzo Gatti, S. Pietro e S. Calogero di Civate, in Monasteri benedettini in Lombardia, a cura di Giorgio Picasso, Milano 1980, pp. 109-121.
- Giampiero Bognetti - Carlo Marcora, L’abbazia benedettina di Civate, Civate 19852.
- Elena Brambilla, Politica, Chiesa e comunità locale in Lombardia: l’abbazia di Civate nella prima età moderna (1500-1700), «Nuova rivista storica», 71 (1987), pp. 71-114.
- Vincenzo Gatti, Arte e liturgia nel complesso monastico di Civate, «Arte cristiana», n.s., 78 (1990), pp. 91-102.
- Philippe Pergola, San Pietro al Monte di Civate: la cripta medievale, in Età romanica. Metropoli, contado, ordini monastici nell’attuale provincia di Lecco (XI-XII secolo). Atti del Convegno (Varenna - Villa Monastero, 6-7 giugno 2003), a cura di Carlo Bertelli, Milano 2006, pp. 103-110.
- Gianluigi Riva - Giovanni Aldeghi, Da Traffino de la Canale a Leonardo Sforza: gli abati della rinascita dell’abbazia di Civate nella seconda metà del Quattrocento, «Archivi di Lecco e della Provincia», 43/1 (2020), pp. 33-55.
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LocalitàCivate (Lecco, Lombardia)