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San Zeno Maggiore Origenes de Europa

San Zeno Maggiore

Verona (Veneto)

San Zeno Maggiore

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Non vi sono fonti riguardanti le origini del monastero, sorto in un’area inizialmente esterna alla cinta muraria cittadina, tuttavia si può ipotizzare che risalisse al tempo della vita di Zeno, il quale sarebbe stato seppellito tra il 372 e il 380 – periodo presunto della sua morte – in una tomba presso la quale fu edificata la prima chiesa. Poiché nell’804 il complesso fu distrutto, due anni dopo il re d’Italia Pipino e il vescovo Ratoldo decisero di avviarne una ricostruzione integrale per ospitarvi degnamente le reliquie del santo: secondo un’iscrizione posta all’interno del duomo cittadino, alla fabbrica dovette sovraintendere, almeno in parte, il celebre arcidiacono Pacifico. A fare data dalla fine del secolo IX il monastero avviò un forte sviluppo patrimoniale emancipandosi dall’autorità del presule, processo che proseguì durante i secoli successivi grazie ai donativi dei fedeli e, soprattutto, ai privilegi concessi dagli imperatori carolingi e tedeschi fino a Federico II, che tra l’altro alloggiò probabilmente nella torre abbaziale in occasione del matrimonio della figlia Selvaggia con Ezzelino da Romano.

Parallelamente il complesso conobbe due importanti interventi, di restauro per il monastero e di ricostruzione per la chiesa, il primo a seguito delle devastazioni degli ungari agli inizi del secolo X – eseguito secondo lo stile del romanico veronese – il secondo avviato agli inizi e sviluppato nel corso del secolo XII anche a causa del grave sisma del 1117 con, tra l’altro, il completamento del campanile e la creazione del grande rosone sulla facciata. Con la fine del secolo si avviò però il declino dell’ente, sia a causa delle divisioni interne ai monaci, sia per gli interventi di Ezzelino, sia infine per le spoliazioni compiute dagli Scaligeri, benché tutto ciò non impedisse ulteriori interventi nella chiesa proseguiti fino al secolo XVIII. Dopo la dedizione di Verona a Venezia si avviò, nel 1425, la serie degli abati commendatari fino alla soppressione decretata dal Senato veneziano nel 1770, la quale in particolare comportò l’acquisizione da parte del comune di Verona della ricca biblioteca monastica, che costituì la base essenziale per la creazione nel 1792 della Biblioteca civica cittadina.

Nel 1797 la mensa abbaziale fu definitivamente soppressa da Napoleone e nel 1801 parte del complesso monastico fu demolito. Il ritrovamento delle reliquie di san Zeno nel 1838 fu tuttavia occasione per nuovi lavori di restauro che proseguiranno fino al 1938, in occasione del centenario dell’inventio.

ANALISI FORMALE

Come si è accennato, il complesso di San Zeno ha conosciuto molteplici interventi di restauro e di vera e propria ricostruzione nel corso del tempo, sicché di ciascuna delle fasi edilizie antecedenti a quella del secolo XII pochissime sono le evidenze conservate. Attualmente il chiostro presenta la struttura datagli tra il 1293 e il 1313, con archi a sesto acuto su due lati e a tutto sesto sugli altri due: un’edicola sporgente nel giardino segnala il luogo ove anticamente era collocato il pozzo. Negli ambulacri si trovano lapidi sepolcrali e sul lato meridionale vi è il sepolcro dei monaci edificato nell’XI secolo dall’abate Alberico, una tomba in marmo rossa chiusa da una spessa lastra su cui vi è una grande croce in rilievo. Sul muro del lato orientale vi è un Giudizio Universale di Jacopo Ligozzi e un’Allegoria, e una porta che permette l’accesso al sacello di San Benedetto, un piccolo locale probabilmente del secolo XII a pianta quadrata diviso in tre navatelle – le cui pareti presentano una decorazione del XIV secolo – che, ipoteticamente, potrebbe essere stato l’antica sagrestia o la sala del capitolo.

La torre abbaziale, collocata alla sinistra della chiesa, fu edificata in prima fase nel secolo XII, quindi sopraelevata nel successivo. Lungo la parete settentrionale vi sono i resti del ‘palazzo dell’abate’, costruito nel secolo XIV e parzialmente demolito agli inizi del XIX, destinato appunto alla residenza dell’abate e degli ospiti illustri. All’interno si ammira un singolare affresco raffigurante un corteo di vari popoli che si avviano a rendere omaggio a un sovrano, con una città turrita sullo sfondo, di difficile lettura iconografica e di singolare tecnica pittorica.

Nonostante i numerosi interventi, la basilica di San Zeno rappresenta uno degli esempi più armoniosi e omogenei di architettura romanica dell’Italia settentrionale. Isolato dalla chiesa e posto sulla destra si trova il campanile, la cui edificazione fu avviata nel 1045 con l’abate Alberico e terminata intorno al 1178 dal ‘maestro Martino’ sotto l’abate Gerardo.

La facciata, realizzata in tufo, risale all’ultimo intervento di ampliamento della chiesa dei primi decenni del XII secolo, tuttavia vi sono stati inseriti alcuni elementi della precedente. Nella parte alta spicca il grande rosone centrale, opera di Brioloto de Balneo, decorato con sei statue che raffigurano le alterne fasi della vita umana, ovvero della Fortuna e per questo è conosciuto come ‘Ruota della Fortuna’. Nella parte inferiore si segnalano il protiro del maestro Niccolò (secolo XII) con bassorilievi riguardanti la vita di Zeno, la nascita del comune e i mestieri, affiancato da altorilievi laterali con soggetti sacri e profani; e il portale costituito da 48 formelle in bronzo di differente dimensione ed epoca, illustranti scene bibliche, miracoli di Zeno e figurazioni allegoriche.

L’interno è a pianta basilicale, articolato in tre navate divise da possenti pilastri con un soffitto ligneo decorato realizzato tra il 1385 e il 1389. Nella navata destra si segnala, innanzi tutto, una vasca battesimale ottagonale erroneamente attribuita al Brioloto, una croce stazionale del secolo XIV, un altare romanico con alcuni affreschi opera di Francesco Torbido (1514), lacerti di affreschi parietali dei secoli XIII-XV conclusi da un grande San Cristoforo del XII, infine un altare romanico affrescato di incerte origini. Nella navata di sinistra, invece, è ora posta all’inizio una grande coppa di porfido rosso proveniente dalle antiche terme cittadine del II secolo, seguita da vari affreschi dei secoli XII-XIV, dalla porta di accesso al chiostro, da un altare barocco dedicato alla Madonna e contenente nella nicchia una statua di pietra tenera della Vergine che, seduta, tiene il figlio morto sulle ginocchia.

La navata centrale è strutturata su tre livelli. La zona plebana è separata dal presbiterio mediante un pontile-tramezzo, con una balaustra in marmo rosso adornata da antiche statue che raffigurano Cristo e gli apostoli, edificato nel 1870 e che richiama l’iconostasi della tradizione bizantina. Tramite delle scale si accede all’ampia cripta, i cui lavori iniziarono ai primi del secolo X e che fu oggetto di ripetuti interventi fino al XIII. L’ambiente interno è suddiviso in dodici navate divise da 49 colonne i cui capitelli presentano figure floreali, animalesche, mostri favolosi, alcune teste umane, foglie, ghiere e scene di caccia. Nell’abside si trova il corpo di san Zeno, sulle pareti lacerti di affreschi e sculture di Adamino da Verona nelle arcate d’accesso.

Al presbiterio si sale mediante due scalinate poste nelle navate laterali. Vi si trova l’altare maggiore costituito dal sarcofago dei santi Lucillo, Lupicino e Crescenziano un tempo sito nella cripta (forse dei primi del secolo X) e la celebre pala di San Zeno opera di Andrea Mantegna. Entrambe le pareti presentano affreschi di epoche diverse, in particolare su quella sinistra si trova la Crocifissione di Altichiero o della sua scuola e nella piccola abside la venerata statua di San Zeno che ride (secolo XII), mentre il muro che termina con l’absidiola di destra è forse una delle più antiche parti della basilica, in quanto si ritiene che appartenga all’edificio del X secolo. Infine, nell’abside maggiore, di gusto gotico e forma poligonale, si ammirano tra l’altro un grande arco trionfale con un’Annunciazione, opera di Martino da Verona (fine Trecento) così come la grande Crocifissione, mentre appartiene alla sua scuola San Zeno assiso in trono di inizio Quattrocento.

ROBERTO BELLINI

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Información de la localidad

San Zeno Maggiore (Verona, Veneto)
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Mestiere
Bibliografia
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Sito web
Monumento o luogo da visitareMonastero e basilica di San Zeno
StileRomanico
TipoArchitettura monastica
EpocaXII-XIV secolo
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legaleBasilica minore
Indirizzo di postaPiazza San Zeno 2, 37123 Verona
Coordinate45°26′33″N 10°58′45″E
Proprietà, dipendenzaDiocesi di Verona
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica
Esigenze di conservazione
No
Orari e condizioni di visita
Lunedì-venerdì 9-18.30
Sabato 9-18
Domenica e festivi 13-18.30
Importo del biglietto
4 euro, 3 euro per gruppi sopra 20 persone, 2 euro per scolaresche
Ingresso libero per disabili e accompagnatori
Ulteriori indicazioni sul sito
chieseverona.it
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàPer disabili con carrozzina in basilica accessibile solo la parte inferiore
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Si
Bibliografia
- San Zeno in Verona, Caselle di Sommacampagna (Verona) 2014.
- San Zeno Maggiore a Verona. Il campanile e la facciata. Restauri, analisi tecniche e nuove interpretazioni, a cura di Francesco Butturini e Flavio Pachera, Verona 2015.
- San Zeno. Le porte bronzee. The bronze doors. Testi di Fabio Coden e Tiziana Franco, Sommacampagna (Verona) 2017.
- Immagini, forme, iscrizioni e altri segni nel chiostro della basilica di San Zeno Maggiore di Verona, numero monografico dell’«Annuario storico zenoniano», 25 (2018), pp. 15-276.
- Sotto il cielo, sotto la chiesa, sotto la terra: la cripta dove riposa san Zeno, numero monografico dell’«Annuario storico zenoniano», 26 (2019), pp. 17-469.
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