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Santa Giustina di Padova

Italia, Padova (Veneto)

Santa Giustina di Padova

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L’area in cui sorge il monastero è denominata Prato della Valle, in epoca romana e altomedievale Campo Marzio perché adibita tra l’altro a riunioni militari e in seguito Valle del Mercato in quanto luogo di scambi commerciali. Qui nel 304 venne deposto il corpo della martire Giustina, nel sito cimiteriale attiguo: poco dopo il 520 il prefetto Opilione edificò una chiesa arricchita in seguito da altri corpi santi (rimessi poi in luce tra i secoli XI e XII) e, secondo alcune fonti, da un monastero nel secolo VIII.

La prima attestazione sicura del cenobio, tuttavia, si ha nel 971 per iniziativa del vescovo Gauslino, che lo dotò riccamente. Lo sviluppo dell’abbazia riguardò anche l’attività culturale: stretto fu il rapporto con l’Università di Padova e intensa la produzione dello scriptorium, iniziative che dettero vita a una ricchissima biblioteca nella quale confluirono poi numerose donazioni. Momento fondamentale fu, nel secolo XV, la riforma avviata dall’abate Ludovico Barbo, che dette origine alla congregazione poi chiamata cassinese per l’ingresso in essa del monastero di Montecassino. In età napoleonica l’abbazia e la chiesa furono espropriate del patrimonio librario e delle opere d’arte e l’istituzione fu soppressa: il cenobio fu adibito a uso militare, prassi continuata dal governo dell’Italia unita fino al 1917, quando papa Benedetto XV ricostituì la vita monastica affidandola dapprima ai monaci di Praglia, quindi nel 1942 come sede autonoma con un suo abate. Nel 1948 il demanio concesse in uso una parte dell’abbazia ai monaci, della quale si avviò il restauro.

ANALISI FORMALE

Il terremoto del 1117 distrusse completamente la basilica opilionea, salvo il Sacello. In effetti, dal secolo XIV la basilica fu oggetto di continui lavori e nel 1501 si avviò una radicale ricostruzione, con un cantiere che si protrasse per oltre un secolo, fino alla consacrazione del 1606. L’attuale maestoso edificio è perciò in stile rinascimentale e solo la parte inferiore del campanile risale al secolo XII, poi raddoppiato in altezza nel 1599 perché la mole della chiesa impediva di sentire il suono delle campane. Quest’ultima è una delle più grandi della cristianità, presenta una pianta a croce latina sormontata da cinque cupole con statue di santi. La facciata è incompiuta e conserva, nei due grifi stilofori, elementi della precedente chiesa. Il pavimento in marmo (1608-1615) presenta inserti della basilica di Opilione, nel mezzo della navata centrale pende un crocifisso ligneo del secolo XV fortemente espressivo.

Il presbiterio, sotto il quale è collocata la cripta, ha visto invertiti nel 1623 il coro Grande e l’altare maggiore: quest’ultimo, progettato da Giovan Battista Nigetti nel 1640 con mosaico intarsiato di Pier Paolo Corberelli, conserva il corpo di santa Giustina. Il coro è uno dei più rilevanti in assoluto: è opera di Riccardo Taurigny con la collaborazione di Giovanni Manetti e fu esemplato tra l’ottobre 1588 e il luglio 1566. La pala d’altare sita in fondo al coro col Martirio di santa Giustina appartiene invece Paolo Veronese ed è del 1575.

Nelle navate laterali e nel transetto sono presenti venti cappelle, ognuna delle quali accomunata con quella di fronte dall’architettura dell’altare, dalla qualità dei marmi, dai disegni della vetrata e spesso dal pavimento: tutte quante conservano tele dei secoli XVI-XVII. Tra le più importanti sono le cappelle di San Luca e di San Mattia, collocate rispettivamente nella parte sinistra e destra del transetto. La prima ospita l’arca con le reliquie del santo evangelista, opera di scuola pisano-veneta del 1313 e qui collocata nel 1562, mentre l’altare è del secolo XVI e l’icona della Madonna costantinopolitana – secondo tradizione dipinta da Luca – è copia cinquecentesca dell’originale, conservato nella cappella del monastero. Nella seconda l’arca, compiuta da Giovanni Francesco de Surdis nel 1562, ospita parte delle reliquie di Mattia: la cappella è inoltre adornata da due grandi tele di Battista Bissoni (1631) e Antonio Balestra (1718).

Dietro l’arca di San Mattia si accede al Corridoio dei Martiri, edificato nel 1564 per collegare la chiesa al Sacello di San Prosdocimo: in esso si trova, in particolare, il pozzo ottagonale cinquecentesco sotto il quale, sul pavimento della basilica opilionea, è presente il pozzo duecentesco con le ossa dei Ss. Innocenti. L’altare cinquecentesco sul fondo, posto a meridione, ospita la copia fotografica della tela di Pietro Damini Il ritrovamento del pozzo dei martiri e l’accensione miracolosa delle dodici candele, miracolo della beata Giacoma avvenuto nel 1269. Il Sacello è un cimelio di arte paleocristiana: sopravvissuto al terremoto, era un oratorio dedito a devozioni privante ed è dedicato a san Prosdocimo, protovescovo di Padova, del quale è sita dietro l’altare (1564), che ne conserva il corpo, una raffigurazione clipeata del secolo V-VI, periodo cui appartengono anche il timpano di porta con l’iscrizione di Opilione per la dedicazione della basilica, un pluteo doppio di marmo greco e la pergula, unica iconostasi del tempo che ci sia pervenuta integra.

Di notevole rilievo è la cappella del Santissimo, nella parte sinistra dal presbiterio, il cui altare è opera barocca di Giuseppe Sardi (1667) adornata da ulteriori elementi secenteschi e che ha conservato i corpi dei Ss. Innocenti tra il 1562 e il 1574. Nella parte destra si trova invece la cappella della Pietà, costruita da Filippo Parodi entro il 1689 dove è collocato il gruppo scultoreo della Pietà. Da una porta posta accanto all’altare si accede al Corridoio delle Messe e da questo al coro Vecchio, opera di Francesco da Parma e Domenico da Piacenza (1467-1477), al centro del quale vi è la tomba di Ludovico Barbo e l’altare adornato un tempo dalla pala di Girolamo Romanino (1513-1514), ora conservata al Museo civico.

Infine, nella sagrestia, si ammira l’architrave con scene dell’infanzia di Cristo sormontata da lunetta romanica e una terracotta di fine secolo XV raffigurante La Madonna col Bambino.

ROBERTO BELLINI

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Tour Location

Santa Giustina di Padova
Altri monumenti e luoghi da visitareNumerosissimi sono i luoghi di visita a Padova: informazioni reperibili sul sito padovane.it
Eredità naturaleNumerosi parchi pubblici sono presenti a Padova: informazioni reperibili sul sit padovane.it
Ricreazioni storiche
Festival Of Tourist InterestMostra permanente La partecipanza agraria di Nonantola (palazzo della Partecipanza agraria)
Mostra I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola 1942-43 (Museo di Nonantola)
FiereIl calendario delle fiere e dei mercati reperibile sul sito padovane.it
Ufficio TuristicoNo
Guide specializzateNo
Visite guidateNo
AlloggiForesteria monastica interna ed esterna alla clausura (foresteriasg@gmail.com)
Numerosi gli alberghi in città
RistorantiErboristeria nella basilica
Numerosi i luoghi di ristoro in città
Mestiere
Bibliografia
Videos
Sito web
Monumento o luogo da visitareMonastero e basilica di Santa Giustina di Padova
StileRinascimentale
TipoArchitettura monastica
EpocaXVI-XVII secolo
Stato di conservazioneBuone
Grado di protezione legaleMonumento nazionale italiano
Indirizzo di postaPrato del Valle (Padova)
Coordinate45°23′47″N 11°52′47″E
Proprietà, dipendenzaBasilica minore / Congregazione sublacense cassinese
Possibilità di visite da parte del pubblico generico o solo di specialisti
Visita pubblica
Esigenze di conservazione
Interventi di restauro
Orari e condizioni di visita
Estivo feriale: 7.30-12.00 e 15.00-20.00. Estivo festivo: 6.30-13.00 e 15.00-20.00. Invernale feriale: 7.30-12.00 e 15.00-18.00. Invernale festivo: 8.00-12.30 e 15.00-19.30
Importo del biglietto
Accesso libero alla basilica. Con guida autorizzata la cappella di San Luca, il coro Vecchio e l’antisagrestia
Lavori di ricerca in corso
AccessibilitàBuona
Segnalazione se sei iscritto al percorso
Si
Bibliografia
- I benedettini a Padova e nel territorio padovano attraverso i secoli. Saggi storici sul movimento benedettino a Padova. Catalogo della mostra storico-artistica nel 15. centenario della nascita di San Benedetto (Padova, abbazia di S. Giustina, ottobre-dicembre 1980), a cura di Alberta De Nicolò Salmazo e Francesco G.B. Trolese, Dosson 1980 ad indicem
- Elena Necchi, I «sanctissimi custodes» della basilica di Santa Giustina a Padova, Firenze 2008
- Francesco G.B. Trolese, S. Giustina di Padova nel quadro del monachesimo italiano. Studi di storia e cultura monastica. A cura di Giannino Carraro - Rosetta Frison Segafredo - Cristina Marcon, Introduzione di Antonio Rigon, Roma 2014
- Francesco G.B. Trolese, Ludovico Barbo e la reinterpretazione della regola e della coscienza benedettina, «Benedictina», 63, 2016, pp. 193-215.
- Magnificenza monastica a gloria di Dio. L’abbazia di Santa Giustina nel suo secolare cammino storico e artistico, a cura di Giovanna Baldissin Molli e Francesco G.B. Trolese, Roma 2020
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